(Adnkronos) – Sono due le consulenze della difesa di Alberto Stasi, che a breve finirà di scontare la sua condanna a 16 anni di carcere per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi, che hanno spinto la Procura di Pavia a proseguire gli approfondimenti su Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, già indagato e, poi, archiviato ben otto anni fa. Le due consulenze riguardano il Dna maschile, trovato sulle unghie della vittima ritenuto compatibile con quello del trentasettenne, e la possibile sovrapposizione della dimensione dell'impronta della suola insanguinata, lasciata sul pavimento di via Pascoli a Garlasco con il numero di scarpe indossate dall'indagato. Finora il materiale trovato sulle unghie della vittima non è stato ritenuto utilizzabile, ma per la Procura di Pavia che ha dato incarico ai propri consulenti di analizzare le conclusioni dei consulenti di parte, "allo stato attuale della scienza e della tecnica", le tracce di Dna maschile "repertate nelle unghie della vittima (all'epoca delle prime indagini ritenute non utilizzabili a fini di comparazione)", sono ora utilizzabili per la comparazione genetica. Per i consulenti della procura "uno dei cinque aplotipi repertati, e precisamente quello relativo ad Andrea Sempio risultava compatibile con quelli ottenuti dai margini ungueali della vittima". Essendo emersi "elementi indizianti" la procura si rivolge al gip per riaprire le indagini su Sempio, ma il 28 febbraio 2024 il giudice respinge l'istanza "valutando il tema dell'indagine genetica già esplorata nella sentenza della Corte di assise di appello di Milano, che aveva condannato in via definitiva Alberto Stasi". Il 20 marzo 2024, la Procura ci riprova: avanzava una nuova istanza di riapertura delle indagini, sostenendo che questa seconda richiesta sia diversa perché "differivano i nuovi elementi di prova già acquisiti (non solo esiti degli accertamenti genetico forensi disposti, ma anche una nuova consulenza della difesa Stasi sulle impronte delle scarpe sul luogo del delitto)". Non solo, per la procura "differiva il percorso argomentativo a sostegno delle richieste avanzate (sentire Sempio e amici vittima); differivano gli atti investigativi prospettati come necessari, dal momento che la seconda richiesta esplicitava la necessità di confronto con le impronte papillari di Andrea Sempio mai effettuato in precedenza". Le impronte di Sempio, che frequentava casa Poggi, potrebbero avere rilevanza solo se trovate in posti significativi come, ad esempio, sul dispenser del sapone del bagno, dove si lava le mani l'assassino. Al no del giudice ("non luogo a provvedere"), la procura si rivolge alla Cassazione e in un provvedimento del 12 settembre 2024, ritiene che il giudice "ha omesso di verificare la sussistenza dei presupposti formali, richiesti per la riapertura delle indagini". Un no alla riapertura, che avrebbe impedito al pubblico ministero di procedere se non in violazione delle norme di legge, "che impongono la necessaria modifica della iscrizione nel registro delle notizie di reato, nonché delle norme di legge che non consentono l'utile svolgimento delle indagini senza la previa autorizzazione del giudice alla riapertura delle stesse". Da oltre un anno, quindi, la procura di Pavia sta indagando su Sempio e domani l'indagato dovrà sottoporsi al prelievo del Dna che verrà poi confrontato con quello trovato sulle unghie della vittima. Un elemento che da solo poco o nulla dice essendo già stato spiegato nella prima archiviazione: "Tracce del Dna di Sempio ben potevano posizionarsi sulle unghie di Chiara Poggi in via mediata per il fatto che entrambi usavano un computer fisso in casa Poggi che il fratello di Chiara e i suoi amici utilizzavano spesso per eseguire videogiochi comandati da tastiera". Inoltre, "il quantitativo di materiale genetico ritrovato è decisamente esiguo, quindi suggerisce un contatto mediato piuttosto che un contatto diretto". Dopo la comparazione del Dna, la Procura di Pavia procederà a tutti gli altri possibili approfondimenti, a partire da una propria consulenza sulla dimensione della impronta della scarpa – "l'autore dell'omicidio indossava calzature di numero 42 mentre Sempio indossa scarpe di numero 44" la verità finora – da nuovi confronti con le impronte digitali trovate in casa, a sentire (nuovamente) l'indagato che si è sempre dichiarato innocente. Sempio ha un alibi (con tanto di scontrino di un parcheggio) la mattina del 13 agosto 2007, quando avviene l'omicidio di Chiara Poggi, non ha un movente e anche le intercettazioni del cellulare, del telefono di casa e all'interno dell'auto "hanno dimostrato – scriveva la Procura di Pavia nella richiesta di archiviazione del 2017 – la totale estraneità dell'indagato ai fatti, nonché la genuinità delle sue dichiarazioni e di quelle dei genitori, che non compiono alcun riferimento in merito a eventuali dichiarazioni concordate ovvero a circostanze occultate o riferite in modo difforme dal vero, limitandosi a commentare – con una spontaneità che consente di affermare che ragionevolmente i medesimi non nutrivano alcun sospetto sul fatto di essere intercettati – la vicenda processuale e il linciaggio mediatico subito dal figlio". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
